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30° Congresso Nazionale FADOI 2025: incontro tra medicina e relazioni umane
Dal 10 al 12 maggio 2025 si è svolto a Torino il 30° Congresso Nazionale FADOI a cui Recordati ha partecipato come sponsor, riservato ai soci FADOI-ANIMO (Associazione Nazionale Infermieri Medicina): centinaia di professionisti hanno avuto l’opportunità di partecipare a un ricco calendario di workshop, corsi e simposi per potersi aggiornare e confrontare attivamente su temi e sfide principali della Medicina Interna. E proprio al fine di renderla sempre più integrata e collaborativa, FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna, ha permesso a professionisti provenienti da tutta Italia di fare rete, attraverso incontri dal vivo, scambi professionali e interscambi di esperienze.
Tra gli argomenti trattati nell’edizione di quest’anno, vi è stato il lancio del progetto La Medicina Gentile che cura e ascolta di FADOI e 1 Caffè Onlus, con il contributo non condizionante di Recordati in qualità di main sponsor. A presentarlo, il Presidente FADOI Francesco Dentali, durante la plenaria di sabato 10 maggio, giornata d’apertura, che si è svolta alle 14.00. Su HealthVerse abbiamo dedicato un intero articolo al progetto. Ti invitiamo ad approfondire qui.
Diversi sono stati gli appuntamenti che hanno caratterizzato le tre giornate d’incontri del 30° Congresso Nazionale FADOI. Per citarne solo un paio:
- Il Simposio “Alla ricerca della felicità. Patologie metaboliche, esperti a confronto” che si è svolto domenica 11 maggio, incentrato sul metabolismo, sul suo impatto sulla salute globale e su come poter meglio gestire il benessere metabolico.
- SERMIG Arsenale della pace, la tavola rotonda di lunedì 12 maggio che ha coinvolto Associazioni e Organizzazioni italiane per discutere di Medicina delle Migrazioni e stimolare le riflessioni dei professionisti sanitari sul piano clinico, organizzativo, etico e culturale. Un’occasione costruttiva di confronto tra società civile e medicina, che ha coinvolto anche i cittadini.
Il 30° Congresso Nazionale FADOI ha ben intersecato scienza e relazioni umane, mantenendo centrale il concetto di cura, che contraddistingue questa branca così preziosa, così vitale, della medicina.
Donne e ipertensione: perché il cuore femminile merita più attenzione
Quando si parla di ipertensione, tendiamo a immaginare una malattia “uguale per tutti”. In realtà, il corpo femminile e quello maschile reagiscono in modo molto diverso, sin da giovani: le donne partono da valori medi di pressione più bassi rispetto agli uomini, e hanno spesso una frequenza cardiaca più elevata. Tuttavia, questo vantaggio iniziale si riduce con il passare degli anni: intorno alla menopausa, la pressione arteriosa nelle donne tende ad aumentare più rapidamente rispetto agli uomini, e questo cambiamento può portare a sottovalutare rischi e sintomi.
La pressione cambia con l’età e con il genere
Le variazioni della pressione nel tempo seguono traiettorie diverse tra uomini e donne. Questo significa che la prevenzione e i controlli devono tener conto del genere, altrimenti si rischia di non vedere segnali importanti, soprattutto prima della menopausa. Anche il cuore si adatta in modo diverso: nelle donne, l’ipertrofia ventricolare sinistra (cioè l’aumento dello spessore del muscolo cardiaco) può manifestarsi in momenti diversi rispetto agli uomini, e per questo i controlli devono essere personalizzati.
Terapie diverse, risultati diversi?
Curare l’ipertensione è fondamentale, ma anche qui c’è una questione di genere. Alcuni studi internazionali dimostrano che le donne ricevono più facilmente farmaci antipertensivi, ma spesso una gamma meno varia rispetto agli uomini. Questo potrebbe spiegare perché, col tempo, la pressione tende a restare più alta nelle donne rispetto agli uomini, nonostante la cura. Inoltre, c’è un altro fattore importante: l’aderenza alla terapia. A volte le donne smettono o sospendono la cura con più frequenza, forse per una diversa percezione della malattia o per minore attenzione del medico a questi aspetti. Una metanalisi che ha coinvolto più di 280.000 persone in 22 Paesi ha rivelato che gli uomini ricevono terapie più articolate, ma le donne accedono più spesso a farmaci antipertensivi singoli.
E in presenza di gravidanza?
Ci sono momenti nella vita di una donna in cui la gestione della pressione diventa ancora più delicata. Contraccettivi ormonali, gravidanza, allattamento e fertilità possono influire molto sul controllo della pressione e vanno considerati attentamente dal medico, in particolare alcuni farmaci antipertensivi, perché interferiscono con un sistema ormonale fondamentale per lo sviluppo del feto. È stato persino coniato un termine specifico: “sindrome fetale da blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone”, che può causare gravi malformazioni. Ecco perché una donna che desidera una gravidanza deve parlarne chiaramente con il medico, così da scegliere una terapia sicura e adatta a lei.
In sintesi: la pressione va ascoltata anche in chiave femminile
La pressione alta non è solo un numero sullo sfigmomanometro: è una storia che il corpo racconta, e che cambia da persona a persona. Nel caso delle donne, questa storia segue un copione diverso, legato a ormoni, fasi della vita e anche alla società, che spesso sottovaluta certi segnali.
Come misurare correttamente la pressione arteriosa a casa?
Si tratta di un’ottima abitudine per monitorare la propria salute, ma è importante farlo nel modo corretto. Ecco alcuni consigli pratici:
Prima della misurazione
- Scegli un ambiente tranquillo e rilassati per almeno 5 minuti prima della misurazione.
- Evita di fumare, bere caffè o alcolici e di fare attività fisica nei 30 minuti precedenti.
- Svuota la vescica, poiché una vescica piena può influenzare i valori della pressione.
- Siediti comodamente su una sedia con la schiena appoggiata, i piedi a terra e le gambe non incrociate.
Fonte: Fondazione Veronesi
Durante la misurazione
- Utilizza un misuratore di pressione automatico da braccio, preferibilmente validato clinicamente.
- Posiziona il bracciale sul braccio nudo, appena sopra il gomito, allineato con il cuore.
- Appoggia il braccio su una superficie piana, mantenendolo all’altezza del cuore.
- Rimani in silenzio e non muoverti durante la misurazione.
Dopo la misurazione
- Esegui due misurazioni a distanza di 1-2 minuti l’una dall’altra e calcola la media dei due valori.
- Annota i risultati in un diario o in un’app dedicata, includendo data e ora.
- Condividi i dati con il tuo medico durante le visite di controllo.
Fonte: SIIA – Società Italiana Ipertensione Arteriosa
Consiglio utile: Se hai più di 60 anni, misura la pressione almeno una volta a settimana anche se non hai una diagnosi di ipertensione. Una diagnosi precoce può fare la differenza.
Chirurgia robotica in Italia: nuove applicazioni e vantaggi clinici
La prima applicazione della chirurgia robotica risale al 1985, quando il robot PUMA 200 venne utilizzato in ambito neurochirurgico: si trattava di un braccio robotico industriale sviluppato tra gli anni ’60 e ’70. Oggi la chirurgia robotica è protagonista degli interventi più innovativi: come quello svolto di recente presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, dov’è stata eseguita una tiroidectomia parziale utilizzando il robot Da Vinci per asportare parte della tiroide di una paziente.
È stata oltretutto straordinaria l’applicazione della chirurgia robotica nell’ambito di quella otologica: presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena sono stati eseguiti di recente tre interventi di impianto cocleare in pazienti colpiti da sordità profonda. È stata la prima volta nel nostro Paese. Altri ambiti di applicazione riguardano la chirurgia bariatrica e metabolica, laparoscopica, toracica, urologica.
Quali sono i vantaggi della chirurgia robotica?
La chirurgia robotica sta evolvendo rapidamente, con tecnologie ormai consolidate che, se supportate da una formazione adeguata del personale medico, promettono di ottimizzare significativamente i risultati degli interventi, offrendo vantaggi indiscussi per i pazienti. La chirurgia robotica migliora la qualità del gesto chirurgico, consentendo ai chirurghi di eseguire operazioni con una precisione senza precedenti. Le piattaforme robotiche avanzate permettono di miniaturizzare i movimenti delle mani del medico, aumentando la precisione, la sicurezza e l’efficacia degli interventi. L’affermazione delle tecniche robotiche si sta consolidando con una rapidità sorprendente e, come già accennato, in numerosi ambiti.
Il Prof. Cosimo De Nunzio sulla chirurgia robotica
La chirurgia robotica è utilizzata in particolare nella gestione delle neoplasie urologiche: gli interventi al tumore del rene o di prostatectomia radicale ne sono un esempio. Oggi stanno emergendo nuove e diverse piattaforme robotiche, una varietà che favorirebbe l’abbassamento dei costi a livello nazionale. Ne ha parlato a HealthVerse Cosimo De Nunzio, Prof. Associato di Urologia presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” ed Editor in Chief della rivista scientifica Prostate Cancer and Prostatic Diseases. Sempre a Roma, è Dirigente Medico Urologo della Divisione di Urologia dell’Ospedale Sant’Andrea, ricoprendo una posizione di alta specializzazione in chirurgia robotica. Secondo il Prof. De Nunzio, a volte sono gli stessi pazienti a richiedere interventi di chirurgia robotica, essendo mininvasiva: accorcia i tempi di degenza e assicura un ritorno più veloce alla vita di tutti i giorni.
Un quesito interessante riguarda la necessità di applicare la chirurgia robotica a tutti i pazienti che ne fanno richiesta. Ed è qui che si rivela fondamentale la figura dell’urologo: per il Prof. De Nunzio, bisogna evitare di cavalcare a tutti i costi il trend attuale della chirurgia robotica e basarsi, piuttosto, sulla diagnosi che si fa al paziente e di qui individuare il trattamento corretto. Inoltre, “la chirurgia robotica permette di migliorare il training dei giovani urologi con una curva di apprendimento più rapida rispetto alla chirurgia open e alla chirurgia laparoscopica. Dunque, diventerà il principale approccio chirurgico soprattutto per la gestione delle patologie neoplastiche in ambito urologico”, ha affermato il Prof. De Nunzio in una video intervista rilasciata a HealthVerse e fruibile su Area riservata.
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World Asthma Day 2025: più consapevolezza, prevenzione e accesso alle cure
Il 6 maggio 2025 si celebra la Giornata Mondiale dell’Asma, promossa a livello globale dalla GINA (Global Initiative for Asthma). Il tema di quest’anno, Make Inhaled Treatments Accessible for all, richiama l’attenzione sull’accesso equo ai trattamenti inalatori, ancora troppo spesso limitato da barriere economiche, geografiche o culturali. Secondo i dati condivisi da GINA, l’asma colpisce oltre 260 milioni di persone nel mondo e provoca circa 4505.000 decessi ogni anno, molti dei quali evitabili.
Nei bambini, se non adeguatamente gestita, la malattia può compromettere lo sviluppo fisico e psicosociale, interferire con il rendimento scolastico e ridurre la partecipazione alle attività quotidiane.
Il focus sui bambini
Il trattamento dell’asma pediatrica si basa principalmente sull’utilizzo di farmaci antinfiammatori inalatori (come i corticosteroidi) per il controllo a lungo termine e broncodilatatori per la gestione delle crisi acute. Tuttavia, la sola terapia farmacologica non è sufficiente: è fondamentale un approccio multidisciplinare che includa l’educazione del paziente e della famiglia, il monitoraggio regolare e l’evitamento dei fattori scatenanti, come allergeni, fumo passivo, infezioni respiratorie e inquinanti atmosferici.
La prevenzione gioca un ruolo cruciale, specialmente nella fase preclinica. Interventi tempestivi possono ridurre le esacerbazioni, evitare ricoveri ospedalieri e migliorare significativamente la qualità della vita dei bambini asmatici. Inoltre, la corretta aderenza alla terapia e un’adeguata alfabetizzazione sanitaria possono fare la differenza nel controllo della malattia.
L’asma pediatrica è una patologia respiratoria cronica che colpisce le vie aeree dei bambini e degli adolescenti, causando infiammazione e restringimento dei bronchi. Si tratta della malattia cronica più diffusa in età pediatrica, interessando circa un bambino su 10 nei paesi occidentali (fonte: SIMRI). I sintomi più comuni includono respiro sibilante, tosse (soprattutto notturna), senso di oppressione toracica e difficoltà respiratoria, che possono variare in intensità e frequenza.
Da non trascurare gli effetti del cambiamento climatico: l’aumento delle temperature, la maggiore concentrazione di pollini e allergeni e l’innalzamento dei livelli di inquinanti atmosferici possono peggiorare i sintomi respiratori nei bambini asmatici.
Le iniziative in Italia: diagnosi precoce e screening gratuiti
In occasione della Giornata Mondiale dell’Asma, la Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI), promuove in Italia una campagna di prevenzione che prevede screening respiratori gratuiti in oltre 50 centri di pneumologia pediatrica. I bambini potranno sottoporsi a spirometrie gratuite: si tratta di un esame fondamentale per valutare la funzionalità polmonare e individuare precocemente alterazioni respiratorie compatibili Queste giornate rappresentano un’opportunità preziosa per sensibilizzare le famiglie e promuovere una cultura della prevenzione, in un momento storico in cui le malattie respiratorie pediatriche sono in aumento anche a causa dell’inquinamento ambientale e dei cambiamenti climatici.
Ecco i centri aderenti su tutto il territorio nazionale: elenco completo
Salute digitale: l’app Broncosauri per educare e proteggere i più piccoli
Nel contesto della Giornata Mondiale dell’Asma, ricordiamo l’iniziativa di IQVIA, di cui Recordati è sponsor, nel campo della salute digitale. L’app Broncosauri, di carattere ludico-educativo, pensata per educare i bambini a gestire l’asma in modo semplice e interattivo. Sviluppata con l’obiettivo di migliorare l’aderenza terapeutica, l’app combina giochi, quiz e video animati con protagonisti dinosauri, anche in realtà aumentata, che spiegano ai piccoli pazienti come riconoscere i sintomi, usare correttamente l’areosol o l’i’inalatore e affrontare le situazioni critiche.
Microbiota Talks: promuovere la salute attraverso il microbiota
Microbiota Talks è un’iniziativa dedicata e accessibile solo ai professionisti della salute, con l’obiettivo di approfondire le ultime scoperte sul ruolo del microbiota intestinale per la nostra salute. Il progetto mira a diffondere conoscenze scientifiche aggiornate e a promuovere stili di vita che favoriscano l’equilibrio ottimale del microbiota.
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Microbiota Talks – Esperti a confronto: cos’è il progetto
Microbiota Talks è un progetto che mette a disposizione dei professionisti della salute contenuti scientifici di valore e webinar con opinion leader di caratura internazionale, divisi in aree tematiche e focalizzati su specifici ambiti della salute:
Pediatria: in questa sezione si approfondisce come il microbiota influenzi lo sviluppo neonatale, la crescita infantile e la salute del bambino, con un focus su interventi nutrizionali mirati.
Gastroenterologia: l’area gastroenterologica analizza l’impatto del microbiota sulla salute intestinale, sulle malattie infiammatorie e metaboliche, e sulle strategie nutraceutiche basate sulla modulazione del microbioma.
Ginecologia: questa area esplora il ruolo del microbiota nella salute riproduttiva femminile, con particolare attenzione alla gravidanza, alla fertilità e alle patologie ginecologiche.
I webinar di Microbiota Talks
Un totale di 9 webinar, 3 per ogni area tematica, che si svolgeranno nella fascia oraria 19:00-20:00. Il calendario propone un percorso articolato nelle tre aree tematiche già citate (pediatria, gastroenterologia e ginecologia) volti ad esplorare il ruolo centrale del microbiota nella salute umana.
In ambito pediatrico, si approfondiranno il microbiota neonatale e la sua relazione con il parto e l’allattamento (13 maggio), i disturbi gastrointestinali nei bambini come coliche e dolori addominali (27 maggio), e il legame tra microbiota e immunità respiratoria (17 giugno).
La sezione dedicata alla gastroenterologia analizzerà il colon irritabile da una prospettiva sistemica (15 maggio), l’influenza del microbiota sulla longevità (3 giugno) e l’innovativa pratica del trapianto di microbiota (24 giugno).
Infine, l’area ginecologica esaminerà il ruolo del microbiota durante la gravidanza (6 maggio), nella gestione dell’endometriosi (20 maggio) e durante la menopausa (10 giugno). Un ciclo di incontri che mette in luce l’interconnessione tra microbiota e salute, in ogni fase della vita.
Gli obiettivi di Microbiota Talks sono molteplici:
- Diffondere, presso professionisti della salute e poi attraverso di essi, conoscenze scientifiche aggiornate sul microbiota e la sua influenza sulla salute.
- Fornire aggiornamenti preziosi a professionisti della salute per migliorare la gestione delle patologie correlate al microbiota.
- Promuovere, attraverso i professionisti della salute, l’adozione di stili di vita e abitudini alimentari che favoriscano un microbiota equilibrato.
Mediante tali iniziative, Microbiota Talks contribuisce a diffondere una maggiore consapevolezza e comprensione del ruolo cruciale del microbiota nella nostra salute, supportando così una medicina più personalizzata e preventiva.
Sei un HCP e ti interessa partecipare ai webinar di Microbiota Talks?
Visita il sito ufficiale e iscriviti ai prossimi appuntamenti.
Pediatria
13 maggio
Microbiota del neonato tra parto, latte materno e prevenzione
Prof. Diego Peroni – Università di Pisa
27 maggio
Coliche e dolori addominali nei bambini
Prof. Giovanni Di Nardo – Sapienza Università di Roma
17 giugno
Microbiota e immunità respiratoria nei bambini: un legame sempre più forte
Prof. Michele Miraglia del Giudice – Università Luigi Vanvitelli, Napoli
Gastroenterologia
15 maggio
Colon irritabile: un problema non soltanto intestinale
Prof. Giovanni Barbara – Università di Bologna
3 giugno
Microbiota intestinale e longevità
Prof.ssa Patrizia Brigidi – Università di Bologna
24 giugno
Trapianto di microbiota: la rivoluzione invisibile
Giovanni Marasco – Università di Bologna
Ginecologia
6 maggio
Microbiota in gravidanza: il primo alleato della salute materno-infantile
Prof.ssa Nicoletta Di Simone – Humanitas University, Milano
20 maggio
Endometriosi: il ruolo del microbiota intestinale e di quello vaginale
Prof. Francesco De Seta – Ginecologo, Ospedale San Raffaele Milano
10 giugno
Microbiota in menopausa, un equilibrio da riscoprire
Prof. Franco Vicariotto – Humanitas University, Milano
Recordati sostiene la Medicina Gentile di 1 Caffè Onlus e FADOI
Sei un medico e vuoi partecipare al progetto?
La Medicina Gentile che cura e ascolta è il progetto nazionale raccontato dall’attore Luca Argentero nell’intervista del 23 aprile 2025 al Corriere della Sera, sezione Buone Notizie. Protagoniste, l’associazione 1 Caffè Onlus e FADOI, Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, insieme a Recordati in qualità di sponsor non condizionante dell’iniziativa.
Si tratta di un progetto umano, che punta a introdurre un modello di cura più empatico in 20 ospedali italiani, uno per ogni regione, coinvolgendo attivamente il terzo settore. L’obiettivo è di migliorare la qualità della vita dei pazienti fragili, gli anziani in particolare, spesso dimenticati.
Un impegno condiviso: FADOI al fianco della Medicina Gentile
Il coinvolgimento di FADOI nasce dalla profonda connessione dei medici internisti con la quotidianità dei reparti ospedalieri. Con circa un milione di pazienti ricoverati ogni anno nei reparti di medicina interna, molti dei quali anziani, non autosufficienti e affetti da più patologie, questi professionisti sono testimoni diretti delle difficoltà dei pazienti e delle loro famiglie. Questa vicinanza concreta ha permesso a FADOI di riconoscere e valorizzare il ruolo fondamentale del Terzo Settore: le associazioni di volontariato forniscono un supporto prezioso nel prendersi cura delle fragilità spesso invisibili, contribuendo a rendere la cura più umana, attenta e completa. Il progetto La Medicina Gentile che cura e ascolta nasce anche da questa consapevolezza, come naturale estensione dell’impegno dei medici a favore di un’assistenza che sappia non solo curare, ma anche ascoltare.
Luca Argentero, che a febbraio del 2024 è stato ospite della Recordati Lecture DOC & TV – Medici eroi sullo schermo e nella vita con il Dott. Pierdante Piccioni e moderata dall’attrice Cristiana Capotondi, è founder di 1 Caffè Onlus, associazione nata nel 2011 con l’idea di donare l’equivalente di un caffè al giorno a sostegno di piccoli enti no profit. L’associazione è oggi una realtà digitale che ha già sostenuto oltre 600 progetti sociali. E che ora punta più in alto: «Abbiamo capito che, soprattutto in ospedale, serve qualcosa in più oltre alla cura: serve gentilezza, ascolto, empatia», ha spiegato Argentero al Corriere della Sera.
Avo Varese e la terapia non farmacologica
Il progetto pilota parte da Varese dove Avo, Associazione Volontari Ospedalieri, propone una terapia occupazionale innovativa e la Doll therapy, una tecnica non farmacologica pensata per ridurre ansia, disorientamento e agitazione negli anziani ospedalizzati. Le bambole diventano strumenti di relazione, affetto e memoria, aiutando gli anziani a ritrovare quel contatto umano, spesso perduto. In collaborazione con il dipartimento di area medica della ASST Sette Laghi, Avo Varese intende espandere il suo raggio d’azione grazie a questo nuovo sostegno. L’obiettivo è di raggiungere fino a 8.000 pazienti anziani con percorsi mirati di cura empatica.
Medici, volontari, caregiver: una nuova alleanza
«La medicina interna ricovera ogni anno circa un milione di pazienti, per lo più anziani. L’ambiente ospedaliero, in questi casi, rischia di peggiorare disorientamento e decadimento cognitivo», ha dichiarato Francesco Dentali, Presidente FADOI, come si legge nell’articolo del Corriere della Sera. È quindi opportuno ripensare il modo di assistere questi malati, unendo sensibilità e competenze sanitarie. L’ambizione del progetto è quella di creare ponti tra mondi che finora hanno lavorato in parallelo: sanità pubblica, volontariato e imprese, per offrire un supporto concreto e coordinato. Il sostegno di Recordati, in qualità di sponsor principale del progetto, è necessario per dare solidità e continuità a questa iniziativa: un supporto non condizionante, volto esclusivamente a promuovere un modello di cura più umano ed efficace.
Da un semplice caffè, può pertanto nascere una medicina nuova fatta di ascolto, vicinanza e cura. Una medicina gentile che, partendo da Varese, mira a espandersi in tutta Italia. Secondo Silvia Meacci, direttrice generale di 1 Caffè Onlus, si tratta di un progetto basato su un’idea solida e forte, per il bene comune. Come lei stessa ha affermato al Corriere della Sera: «La nostra missione è diventare ponte, non protagonista».
Leggi l’intervista di Luca Argentero al Corriere della Sera
Sei un medico e vuoi partecipare al progetto?
La medicina narrativa come approccio clinico umano
Un giorno, un internista mi ha raccontato che un suo paziente con ipertensione non aderiva mai alla terapia. Parlandone, è emerso che associava i farmaci a quando suo padre era malato. Per lui, prendere una pillola significava sentirsi malato esattamente come suo padre.
Saperlo ha aiutato il medico a migliorare l’approccio con il suo paziente, spiegandogli l’importanza di quella terapia. Per quanto gli ospedali siano ambienti sterili, la medicina narrativa sta dimostrando che i rapporti umani non debbano essere altrettanto: è sconveniente per il medico, per il paziente e soprattutto per la sua guarigione. Il concetto di medicina narrativa ha radici americane: la prima a parlarne fu Rita Charon nel 2001, medico internista e dirigente del Programma di medicina narrativa alla Columbia University di New York. La dottoressa Charon si era resa conto che i suoi pazienti nutrissero il bisogno di sentirsi ascoltati. Che le parole fossero fondamentali a meglio comprendere e spiegare i sintomi di una determinata patologia, sintomi sempre uguali ma che variano da paziente a paziente. Prima di prescrivere esami o parlare strettamente di malattia, è opportuno ascoltare il paziente: conoscere la sua storia, le sue emozioni, il suo disagio fisico e psicologico.
Dal 2001 a oggi, l’interesse per la medicina narrativa è cresciuto in diversi Paesi -dall’UE a quelli orientali come Cina e Giappone. Alla base della medicina narrativa vi è l’idea che un medico in grado di leggere, ascoltare e interpretare la narrazione (orale o scritta) di un paziente sia anche più in grado di curare. La medicina narrativa non sostituisce la medicina basata sull’evidenza: la affianca, dando centralità anche alla storia del paziente: non è solo una diagnosi. È la sua storia con quella diagnosi.
Nei fatti, la medicina narrativa:
- Aiuta il medico a comprendere in che modo migliorare l’aderenza alle terapie;
- Permette, dunque, di personalizzare le cure;
- Aiuta il medico a prevedere meglio gli esiti delle terapie personalizzate.
La medicina narrativa fa dunque da rinforzo alla medicina basata sull’evidenza: una cura può essere efficace nei dati clinici, ma se non risuona con la storia del paziente, corre il rischio di risultare fallimentare. La parola, l’ascolto, sono un completamento della scienza.
Come praticare la medicina narrativa?
Ad oggi per tutti i medici è possibile seguire corsi specifici e partecipare a workshop. Si parte tuttavia da una cosa semplice: chiedere al paziente di raccontarsi. Alcuni centri utilizzano la scrittura riflessiva: sia da parte del paziente sia da parte del medico. Scrivere di sé per comprendere e far comprendere le proprie emozioni, il proprio vissuto e la propria identità, svelarsi per migliorare l’interazione con l’altro (paziente o professionista che sia), ma anche per acquisire più consapevolezza di sé.
Quali sono gli oggetti materiali, gli strumenti grazie ai quali poter concretizzare la medicina narrativa?
Per i pazienti, un semplice diario da scrivere giornalmente, raccontando sé stessi e l’esperienza della propria malattia. Si parla anche di patografie: una narrazione autobiografica, più riflessiva e personale: non si tratta solo di documentare, di informare, ma di rendere possibile una sorta di faccia a faccia con la propria vita.
Per i medici, proprio Rita Charon aveva parlato di parallel chart: cartella parallela. Si tratta di una seconda cartella da compilare parallelamente alla cartella clinica, in cui annotare osservazioni più emotive (per esempio, com’è stato percepito un paziente in fase di visita). Per i medici è più che mai necessario lasciarsi andare per costruire un legame, con il proprio paziente, basato in primis sulla fiducia.
Nel nostro Paese, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e alcune università stanno già promuovendo la scrittura riflessiva.
Il valore aggiunto delle pharma alla medicina narrativa
Le aziende farmaceutiche possono rivestire un ruolo davvero prezioso nell’ambito della medicina narrativa: possono sostenere progetti di formazione per medici e operatori, aiutare a creare spazi di ascolto strutturati, essere coinvolte nelle sponsorizzazioni per la raccolta di narrazioni, per esempio in cardiologia, oncologia e malattie rare, dove comprendere il vissuto dei pazienti. Le aziende farmaceutiche possono fare da ponte tra industria, clinici e pazienti.
La medicina narrativa è un ritorno all’ascolto, ma fatto con metodo. Non è poesia: è clinica umana. Ed è un approccio necessario, oggi più che mai.
Cristina Apruzzese, PM Ethical Product di Recordati Italia
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Broncosauri, l’app che educa alla gestione dell’asma pediatrica
Aumentare la consapevolezza e l’aderenza alle terapie, con contenuti informativi per i genitori e giochi interattivi per i più piccoli. Scopri l’iniziativa di salute digitale firmata IQVIA con il contributo non condizionante di Recordati, patrocinata dalla della Società Italiana di Allergologia Pediatrica (SIAIP).
La Medicina Gentile
Un modello di cura più umano ed empatico in 20 ospedali italiani, partendo dall’ascolto dei pazienti. Scopri il progetto di FADOI e 1 Caffè Onlus, l’Associazione dell’attore Luca Argentero, con il contributo non condizionante di Recordati.

DOC & TV – Medici eroi sullo schermo e nella vita.
Una conversazione con Luca Argentero e Pierdante Piccioni condotta da Cristiana Capotondi.